Molto dopo la mezzanotte, nel cuore più buio della notte, la magia si risveglia per giocare.
L’ora della strega comincia alle 3:33 del mattino, un’ora carica di simbolismo, sospesa tra l’ordine del giorno e il caos della notte, quando le forze oscure sono più vicine alla mano del diavolo.
Il mondo tace, avvolto nei sussurri dei dormienti che attendono la luce dell’alba. Nel silenzio, la magia sussurra e danza tra le ombre, donando potere alle sue creature. Così accadeva a Salem. Ma ora io vivo a Roma.
Nella Città Eterna, dove i vicoli brulicano di storie e i lampioni illuminano pietre antiche, il buio totale non esiste. Il silenzio è spezzato dal rombo di motorini e dai passi degli insonni. Non c’è un’ora della strega, non c’è un luogo per trovare magia… a meno che non si voglia entrare furtivamente a Villa Borghese. Nel cuore di una città che vive e respira in ogni momento, i giardini sono fermi, sospesi.
Respiro a fondo l’energia magica che si raccoglie tra i cipressi e le statue, lasciandola fluire nelle mie vene. Solo io bevo questa magia romana. O almeno così credo.
“Fanciulla! Quale sorte ti conduce qui a quest’ora tarda?” Una voce si leva, dolce e teatrale, con un marcato accento rinascimentale.
Mi giro di scatto, cercando chi ha parlato, ma vedo solo una statua: un giovane in abiti cinquecenteschi, nell’atto di liberare un falco verso il cielo stellato.
“Chi è lì? Scusate, ma chi parla?” domando con cautela, cercando di non mostrare paura. Gli spiriti non perdonano l’insolenza, né il timore.
“Sono io, madonna, colui che veglia: il Falconiere che si erge sopra il tuo capo,” risponde la voce. Guardo in alto e, incredibilmente, le ali del suo falco di marmo sembrano fremere. Affascinante.
“Non sai forse che ti trovi in grave pericolo?” chiede, aggrottando sopracciglia scolpite.
“Pericolo? Quale pericolo? Non siamo soli?” chiedo, trattenendo una risata.
“Per ora sì, ma presto il buio potrebbe richiamare le streghe. Meglio se torni a casa,” mormora il Falconiere.
Questa volta non trattengo il riso. Una risata leggera, quasi stregata, per l’ironia della situazione. Non ci sono altre streghe a Roma, almeno per quanto ne so. Trastevere, forse. O magari in qualche borgo ai confini della città. Ma la magia non ama i grandi centri urbani. Nessuna strega in sé verrebbe qui. Persino per gli standard delle streghe, è una pessima idea.
“Ridi? Che Iddio ti guardi! Non sai che le streghe maledicono chi ride di loro?” grida il Falconiere, con una voce che quasi si incrina.
“Le maledirei io per prima, ovviamente,” ribatto, mentre un tenue bagliore di magia argentata danza tra le mie dita.
Il Falconiere sussulta, e le sue sopracciglia di marmo si contraggono con un leggero scricchiolio. L’espressione è di sgomento misto a rabbia.
“Ti credevo una dama, ma ora vedo che sei una strega. Quale inganno ti permette di avere l’aspetto di una fanciulla e il potere del demonio?”
“Un solo patto con un demone, e subito si perde ogni titolo di nobiltà,” sospirai. “Ho poteri magici, ma sono pur sempre umana. Una persona che vive, o almeno cerca di farlo. Diversamente da voi… dato che siete una statua… mi dispiace.”
“Questa forma di pietra è colpa vostra! Una strega vendicativa mi maledisse molti anni fa. Ora detesto la magia e le sue conseguenze.”
“Forse non siete abbastanza forte per sopportare il peso della pietra,” ribatto con un sorriso sarcastico. Il Falconiere sospira profondamente.
“Ah, la strega ha una lingua affilata quanto il suo spirito. Forse meritavo questa sorte,” ammette. “Ho ferito una strega che mi amava. Era gelosa della mia Maria.”
“Ah, dunque una strega tradita. Un cuore spezzato che ha ceduto alla vendetta,” concludo.
“Pensate davvero che potesse amarmi?” domanda, abbassando lo sguardo, il tono meno accusatorio.
“Certo. Anche le streghe amano. Abbiamo il cuore umano, anche se il nostro sangue è intriso di magia.”
“Mi spiace averla ferita,” dice con un filo di voce. “Ma non so se meritava la mia redenzione.”
“Forse no,” sorrido. “Ma io posso aiutarti.”
Gli occhi del Falconiere brillano di una speranza marmorea, mentre il falco scuote leggermente le ali. Solleva il braccio verso di me, pronto a stringere un patto d’amicizia.
Ma proprio allora il primo raggio di sole filtra tra i pini di Villa Borghese. La statua si irrigidisce, tornando alla sua postura originale. La magia svanisce, e il Falconiere riprende la sua posizione eterna, il falco congelato in un gesto di fuga.
L’ora della strega è finita. Mi avvicino, poso una mano sulla sua spalla fredda e sussurro: “Ci rivedremo.”
Mentre torno a casa per aprire il mio negozio di tè esoterico, penso agli ingredienti per un infuso speciale. Forse un po’ di pozione poetica… o un incanto per risvegliare statue.
Anche una strega, dopotutto, ha bisogno di qualche buon amico.